viernes, 13 de febrero de 2009

Nutrizione in Tempo di Crisi




Tanti modi per risparmiare:

In quest’ epoca di crisi mondiale dove sono salite i prezzi di molti prodotti, i rubro alimentare non é indifferenze. Per continuare a mangiare sano senza spendere tropo, dobbiamo valerci di alcuni stratehie.

La prima estrategia é quella di pianificare bene la spesa:

1) Fare la Spesa Intelligente: prima di andare al supermercato dobbiamo fare la lista di alimenti che sono strettamenti necessarie, eliminando dalla lista quelli alimenti che costano molto e non ci alimentano, perche apportano molte calorie e molti zuccheri. Per essempio: biscotti, dolci, gassate, alcoholici.
2) Non andare a fare la spesa quando si ha fame: si é dimostrato che ci fa la spesa senza ver mangiato prima compra molto di piú di quello che li serve e la scelta non é molto sana ne accetata.
3) Preferire i prodotti di seconda scelta: questi prodotti non sono belli alla vista ma in quanto alla qualitá e l’apporto di nutrienti e simili a quello degli alimenti piú costosi, ma costano di meno.
4) Aspettare le Offerte Speciali: questo é un fenomeno ogni giorno é piú frequente nel riparto di frutta e ortagi. Tiene ad occhio i volantini con le offerte dei supermercati e aproffitali.
5) Compra Frutta e vegetale di stagione: hanno una migliore qualitá é costano molto di meno.
6) Acquistare nei Discount: Nel 2008 sono incrementate i numeri di famiglie Italiane che hanno fatto la spesa dei generi alimentari nei discount per risparmiare.
7) Programmare il menú settimanale: se pianificamo il menú familiare rischiamo meno di spregare cibo che va a male prima di essere preparato e cosi risparmiamo.
8) Andare dai Contadini: In Italia ci sono aziende agricole che vendono frutta e verdura direttamente al consumatore risparmiandosi il 40% (costo aggiunto dal supermercato).

La seconda gran estrategia é nella cucina:

a) Pianificazione di Menú: Se si pianifica cosa si cucinará in 7 ó 15 giorni ci sará meno probabilitá di perdere cibo nel frigo prima di prepararlo.
b) Tipo di cottura: Se cuciniamo al microonde, al vapore e al forno utilizzaremo meno olio, fa meglio alla salute e risparmiamo nei costi.
c) Bevande: Bere píú acqua e meno gassate e alcolici, cosa di meno e fanno bene alla salute.
d) Ridurre la quantitá di zucchero in cucina.
e) Preparare le quantitá proporzionate per persona per evitare spreghi.
f) Non buttare gli avanzi: con gli avanzi ci sono mille idee per fare un pasto succesivo originale e risparmiativo.

jueves, 12 de febrero de 2009

Uso della Glutamina nello Sport.


La glutammina è un aminoacido (ovvero un prodotto finale dell’idrolisi delle proteine) non essenziale, cioè un aminoacido che il nostro corpo non riesce a sintetizzare da solo, e per coprire quindi il suo fabbisogno dobbiamo assumere alimenti che lo contengano.
Anche se la glutammina è un aminoacido non essenziale, in alcune circostanze come lo stress, le infezioni, un allenamento intenso o una malnutrizione proteica, viene chiamato “essenziale condizionato” o “semi essenziale”, per le importanti attività che svolge in queste determinate circostanze, nelle quali il corpo aumenta il fabbisogno di glutammina, e deve quindi essere assunto tramite integratori. Lo stesso vale per sportivi ed atleti ad alto rendimento.Dove si trova la glutammina?La maggior parte degli alimenti ricchi di proteine hanno anche un’adeguata quantità di glutammina. Sono ottime fonti di glutammina i latticini (latte, yogurt, formaggio), le carni, la frutta secca, la soia, il tacchino e i fagioli.
Benefici della glutammina nello Sport.La glutammina ha due principale funzioni per l’atleta professionista ad alto rendimento: la prima è quella di facilitare il recupero di glicogeno, mentre la seconda funzione è quella di favorire la sinterizzazione proteica. La glutammina aiuta inoltre a recuperare il glicogeno muscolare in seguito ad un periodo di intenso allenamento, nel quale le riserve si svuotano più rapidamente del normale.Diverse ricerche scientifiche e studi di medicina dello sport hanno evidenziato che il consumo di glutammina e di polimeri del glucosio promuovono l’accumulo di glicogeno nel fegato e nel muscolo. In concreto si è osservato un notevole aumento del glucosio nel sangue successivamente al consumo di glutammina pura (senza polimeri del glucosio).La glutammina risulta essere quindi tanto efficace per aumentare i livelli di glucosio nel sangue quanto i polimeri di glucosio, senza però aumentare i livelli di insulina (cosa che invece accade con il consumo di polimeri). La glutammina quindi non modifica l’insulina.Per questo motivo vengono utilizzati integratori di glutammina per aumentare le riserve di glucosio (riserve energetiche) del muscolo dell’atleta in seguito ad un duro allenamento, per poter ricaricare le riserve di glucosio (nel muscolo e nel fegato) in modo rapido e senza aumentare i livelli di insulina.L’ideale è somministrare agli atleta una dieta iperproteica ben pianificata e individualizzata, insieme ad un integratore di glutammina, per proteggere il tessuto muscolare specialmente durante i periodi di lunghi ed intensi allenamenti.Si è inoltre riscontrato che durante lunghi e intensi sforzi negli allenamenti, i livelli di glutammina nel sangue sono più alti rispetto al normale, mentre durante il riposo vi è una brusca e rapida discesa. Se durante il periodo di tempo che intercorre fra l’allenamento e il riposo, o durante un allenamento e l’altro, non c’è un recupero adeguato di glutammina, l’atleta corre il rischio di soffrire della cosiddetta “sindrome da sovrallenamento”. Quindi non solo si mette a rischio il rendimento sportivo, ma anche la salute dell’atleta, visto che la mancanza di glutammina, così come la mancanza di altri aminoacidi (proteine), provoca un indebolimento del sistema immunitario sottoponendo l’atleta ad un rischio più alto di contrarre infezioni.Le dosi adeguate di glutammina.In genere, i supplementi di glutammina vengono venduti in polvere o pasticche da assumere per via orale (la glutammina degli integratori si trova in forma di L- glutammina). La dose consigliata è di 40 – 50 mg di glutammina per chilo di peso al giorno. L’ideale è assumere la glutammina al mattino e a digiuno, perché risulta essere più efficace, oppure un’ora prima e un’ora dopo l’ allenamento.

Errori più Comuni della Alimentazione Italiana.

L’alimentazione all’italiana è conosciuta a livello mondiale soprattutto per il suo gusto, che piace a molti. Negli anni è diventata famosa anche per la moda della dieta mediterranea e per la sua utilità nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ma c’è da dire che questo tipo di alimentazione non è perfetta: per primi noi Italiani commettiamo ancora molti errori nell’alimentazione.

Gli errori più frequenti sono:

Saltare la colazione. La colazione è il pasto più importante della giornata: chi non fa colazione rallenta il suo metabolismo, soffre più di affaticamento, ipoglicemia, rallentamento dell’agilità mentale e delle attività intellettuali, oltre a rendere più difficile il mantenimento di un peso sano o la perdita di peso. In Italia gran parte della popolazione salta la colazione, assumendo spesso solo caffè, e ciò rappresenta un grande errore che va contro i principi di una sana alimentazione.
Fare una colazione ricca di zuccheri. Il 90% degli italiani che fanno colazione al mattino utilizza alimenti ricchi di calorie e poveri di nutrienti, come cornetti e brioches, paste, biscotti, ecc. Una colazione ottimale dovrebbe invece essere composta da alimenti proteici (latte, yogurt), deve apportare carboidrati sani (fette biscottate, pane) e frutta, sia in succo che fresca.
Si Eccede spesso nelle quantità di pasta. La pasta fa parte del gruppo dei carboidrati, così come le patate, il riso e il pane. L’effetto benefico dei carboidrati è relativo alla quantità assunta. Una porzione di carboidrati dovrebbe essere di circa 70 – 100 grammi. Quando si tratta di pasta, l’italiano troppo spesso eccede in quantità, arrivando anche a consumarne il doppio. Basta ridurre la quantità ad una tazza di pasta (cotta).
Si mangiano più tipi di carboidrati nello stesso pasto. Un altro frequente errore nella alimentazione Italiana è il concetto di primo piatto a base di carboidrati, seguito spesso da un secondo con altri carboidrati o accompagnato da pane o sostituti (grissini, crackers, ecc). I carboidrati devono essere ridotti a un tipo per pasto: se consumiamo una porzione di pasta, all’interno dello stesso pasto vanno evitati pane, riso, patate, o altri carboidrati.
Si mangiano troppi affettati grassi. Il consumo di affettati altamente grassi è comune nella alimentazione italiana. Questi prodotti sono ricchi di grassi e colesterolo, quindi devono essere consumati con moderazione riducendo la frequenza ne e la quantità. Si raccomanda di mangiarli solo 1 volta a settimana, magari preferendo quelli meno grassi, come quelli di pollo o tacchino.
Il piatto unico. E’ comune trovare nelle tavole italiane piatti ricchi che fanno da primo e secondo, generalmente a base di pasta. Bisogna però fare molta attenzione, perchè chi mangia un piatto unico a base di carboidrati non solo assume più della razione di carboidrati considerata normale per un pasto, ma si incorre nel rischio di carenza di proteine, di fibra alimentare, di vitamine e minerali apportati da altri alimenti. Si pensa erroneamente che il piatto di pasta sia un alimento nutritivo perchè contiene “di tutto”, ma in realtà apporta solo carboidrati e grassi in maniera variabile, a seconda del tipo di condimento. Un’ altro problema è che chi mangia solo carboidrati li digerisce rapidamente, e dopo 1 o 2 ore dopo la fine del pasto si ripresenta la sensazione di fame. Si finisce dunque con rimangiare un altro alimento a base di carboidrati, poichè si stimola troppo la secrezione d’insulina. L’ideale sarebbe assumere proteine (carne, pollo, pesce, tacchino, coniglio, ecc), più frutta e vegetali e carboidrati in quantità limitata.
Si danno troppe merendine e zuccheri ai bambini per la scuola. La frequente mancanza di tempo da parte delle mamme porta i bambini a consumare delle merende con “calorie vuote”, cioè alimenti troppo calorici e poveri di nutrienti, che aiutano solo ad avere bambini obesi ma malnutriti.
Si pensa che lo zucchero sia vitale per la vita. Molti italiani sono convinti che lo zucchero sia indispensabile per una buona salute. In realtà sono i carboidrati complessi, e non quelli semplici come lo zucchero, quelli importanti per la salute, perchè apportano energie per le funzioni vitali, ma il corpo può perfettamente vivere senza problemi anche senza zucchero. Quindi il diabetico non deve assolutamente consumarlo, ed individui sani devono controllarne le quantità, meglio ancora sostituendolo con dolcificanti artificiali o con fruttosio.
Mancano la cultura del fitness ed i concetti dell’importanza del benessere, della sana alimentazione e dello sport. Sono pochi gli italiani che danno la giusta importanza alla sana alimentazione accompagnata da una corretta attività fisica. Ancora poche sono le persone che fanno dello sport. C’è bisogno quindi di una adeguata educazione alimentare, del benessere e dello sport, per far davvero comprendere l’importanza che questi fattori hanno per la nostra vita e la nostra salute.

Aiutare a Diminuire lo Stress con la alimentazione.


Anche se lo stress si combatte principalmente scoprendo e cambiando le situazione che ne è all’origine, è stato studiato che una alimentazione sana ed equilibrata permette al corpo di combattere lo stress più efficacemente.Senza considerare l’origine dello stress (che sia fisico o psichico), lo stress produce un aumento di adrenalina, un ormone che mantiene il corpo sotto uno stato di “allerta”.
Lo stress fisico generalmente dura poco, una volta che i livelli ormonali nel sengue scendono, il corpo torna alla normalità e il sistema nervoso esce dallo stato d’allerta. Ma il corpo può essere vittima anche di un altro tipo di stress: lo stress psicologico o emotivo.Questo tipo di stress è il più comune nei nostri giorni, ed è quello che porta più danni al corpo e alla mente, perche è il più difficile di curare e il più duraturo.
Come fa lo stress a condizionare l’alimentazione?Non si conoscono ancora bene i processi con cui lo stress modifica e altera i processi nutrizionali, ma si sa bene che il metabolismo si trova sotto pressione quando siamo stressati. Questo stato di stress ha anche effetto sul sistema immunitario, che viene indebolito rendendoci meno protetti di fronte alle infezioni e ad alcuni tipi di malattie. Tutti, chi più chi meno, siamo stati almeno una volta vittime dello stress, e avremo certamente notato come in questo stato sia più facile ammalarsi, anche se si trattasse di un semplice raffreddore.
Quando siamo stressati, il corpo produce più adrenalina, e per produrre adrenalina, il corpo richiede vitamina C e, se lo status di stress dura a lungo, si rischia una carenza vitamina C nell’organismo.Bisogna quindi integrare la dieta con alimenti ricchi di questa vitamina o, in alternativa, attraverso l’assunzione della vitamina stessa per via orale.I cibi più ricchi di vitamina C sono i frutti (e gli ortaggi acidi) e gli agrumi, come l’ arancia, il limone, il kiwi, i mandarini e i pomodori.Quindi è importante aumentare il consumo di vitamina C nei periodi di stress, per aiutare il nostro già debole sistema immunitario e diminuire così la possibilità di infezioni.
Durante lunghi periodi di stress potrebbero inoltre manifestarsi carenze di Vitamina A e proteine, quindi è bene incrementare anche il consumo di cibi ricchi di Vitamina A (carotene), di vegetali gialli e rossi e di carne, pollo, pesce, tacchino, latte, formaggio fagioli e uova. Il consumo frequente di vitamina C, vitamina A, Zinco, proteine ed acido folico è importante per combattere lo stress e aiutare il nostro organismo e il sistema immunitario.è importante aumentare il consumo di carne, pollo, pesce, tacchino, latte, formaggio fagioli e uovo.
L’aiuto degli Omega – 3.
Un altro elemento importantissimo per poter combattere lo stress è il consumo di Omega – 3, un acido grasso polinsaturo che aiuta a fortificare le nostre difese, e che si trova principalmente nel pesce ( nel salmone, nel tonno), nei crostacei, nel tofu, nelle mandorle, nelle noci, nell’ olio vegetale come quello di semi di lino, nell’olio di nocciole e nell’olio di colza. Ma è possibile anche assumerlo per via orale tramite pasticche.In conclusione, quando stiamo attraversando un periodo difficile e di stress cronico, è importante seguire un’alimentazione sana e ricca di antiossidanti (Vitamina C, Vitamina A, acido folico, e Omega – 3), bisogna incrementare la attività fisica (camminare, correre, nuotare, ecc), e indagare sulla causa dello stress per poterlo combattere e migliorare così la qualità della nostra vita.

Avocado ... importante frutto vegetale Sudamericano


L’avocado è l’unico alimento che si classifica contemporaneamente come frutta, come vegetale e come grasso: come frutta per il suo origine botanico, come vegetale per il suo uso culinario, specialmente nei paesi in cui nasce e come grasso per il suo contenuto nutrizionale. Nessun altro alimento ha una condizione così particolare.

L’avocado, o “aguacate” come è in origine il suo nome in Spagnolo, proviene dalla pianta della Persea Americana, del gruppo delle Lauracee. Fu scoperto per la prima volta durante le esplorazioni dell’America Centrale, nelle zone oggi conosciute come Messico e Guatemala, dove era già era parte dell’alimentazione degli indigeni Aztechi e Maya prima dell’ arrivo degli Spagnoli.Oggi i principali produttori di Avocado sono, oltre ai paesi Sudamericani, gli Stati Uniti, il Sudafrica, Israele e la Spagna. Per crescere, l’avocado ha bisogno di un clima molto caldo.
La principale caratteristica nutrizionale di questo frutto è la sua ricchezza di grassi, specialmente insaturi ed Omega – 3. Il contenuto di grassi dipende però dal tipo di avocado, e varia dal 10% al 30%.Per il popolo sudamericano e sudafricano l’avocado rappresenta il sostituto delle olive per gli Europei.L’elemento più rilevante per la salute di chi include l’avocado nella sua alimentazione è l’apporto di acido grasso linolenico e Omega – 3, grassi “buoni” in quanto capaci di stimolare la produzione di colesterolo buono (HDL) e frenare il deposito di quello cattivo (LDL). Con questa proprietà dell’avocado si può diminuire il colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia), si può prevenire l’arteriosclerosi e le patologie causate dall’ostruzione del cuore e delle arterie, aggiungendo allo stesso tempo colore e sapore alla nostra alimentazioneMa gli effetti positivi non sono solo per il cuore: l’avocado è anche ricco di fitonutrienti, elementi antiossidanti che aiutano a liberare la cellula dai radicali liberi. L’Università dello stato dell’Ohio, in USA, ha dimostrato inoltre che l’avocado è in grado di prevenire la formazione di tumori della bocca.


Un altro aspetto positivo a favore dell’avocado è il suo ricco contenuto di Vitamina A: 14 mg di vitamina A per 100 grammi di parte commestibile (7 volte più dell’ananas). È inoltre ricco di vitamina E, ed entrambe le vitamine sono forti antiossidanti, che aiutano specialmente contro l’invecchiamento della pelle e la sua elasticità.Altri antiossidanti potenti presenti in questo frutto sono il glutatione e la luteina.


Altre virtù dell’avocado


*Aiuta a prevenire il morbo di Alzheimer
*Aiuta a migliorare la depressione
*Si utilizza nella terapia nutrizionale del paziente con sclerosi multipla
*Grazie al suo contenuto in Vitamina D, aiuta l’assorbimento di calcio e fosforo, aiutando ad avere ossa e denti più sani e resistenti contro osteoporosi e artrosi
*Aiuta a diminuire il prurito nelle dermatiti ed altre patologie dermatologiche o allergie della pelle
*Ha poteri antinfiammatori.
*Uno degli ultimi vantaggi riscontrati nell’avocado è la capacità di rallentare l’assorbimento del glucosio a livello intestinale, e quindi di regolazione dei livelli di glicemia, ottimo per i diabetici.


Ma attenzione, perchè l’avocado non è un alimento “light“, visto che in gran parte è composto da grassi, e per ogni grammo di grasso c’e un apporto di 9 calorie. E’importante saper utilizzare questo frutto come sostituto dell’olio o di altri grassi, ma non utilizzarlo in eccesso. Un esempio tipico di uso di avocado nei piatti sudamericani è mettere 1/8 dell’avocado a pezzi nell’insalata, senza aggiungere olio.Questo frutto non fa dimagrire, è solo un ottimo sostituto di grassi e olii e che possiede grandi benefici per la salute se si utilizza nella maniera e nella quantità corretta.Un etto apporta 230 calorie, l’equivalente di consumare 40 mele o 34 arance.

miércoles, 11 de febrero de 2009

l'Anemia dello Sportivo


Gli atleti, specialmente quelli impegnati in attività di resistenza, hanno la tendenza ad avere livelli di emoglobina leggermente più bassi se paragonati con persone dello stesso sesso, razza, ed età ma che non sono sportivi.
Un basso livello di emoglobina viene chiamato anemia e, se presente in persona che pratica attività sportiva, “anemia dello sportivo”. Molti specialisti affermano che l’anemia dello sportivo è un concetto errato, perchè gran parte degli atleti maschi hanno una “falsa anemia”. Infatti, i loro livelli di emoglobina sono bassi perchè durante l’esercizio aerobico il volume sanguineo si espande ed fa diminuire la concentrazione delle cellule rosse che contengono l’emoglobina. Diciamo allora che si tratta di una “anemia per diluizione”.Questa anemia per diluizione è un meccanismo di adattamento che ha il corpo dell’atleta durante l’allenamento.L’esercizio intenso diminuisce il volume sanguigno dal 10 al 20% attraverso 3 diversi meccanismi.
- Il primo, per l’incremento della pressione del sangue e la compressione muscolare che fanno aumentare la pressione del flusso sanguigno dentro i capillari dei muscoli attivi.- Il secondo, è la formazione di acido lattico ed altri sostanze metaboliche nel muscolo, che quindi aumenta la pressione osmotica del tessuto.- Il terzo, è per la perdita di parte del plasma attraverso il sudore.
La conseguenza di questi 3 meccanismi è la secrezione di renina, aldolsterone e vasopressina, per conservare l’acqua e il sale. Anche l’albumina si aggiunge al sangue, provocando un’espansione dei livelli iniziali di sangue. Anche una sessione semplice di esercizi ad alta intensità può espandere il volume sanguigno di un 10% per un periodo di 24 ore.Per questo motivo è normale e non patologico trovare atleti con da 1 g/dL fino a 1.5 g/dL di emoglobina sotto i livelli considerati normali.Per distinguere che si tratta di una falsa anemia o anemia dello sportivo e non una anemia patologica come per esempio ferropriva, l’ideale sarebbe sapere i valori dell’atleta prima degli allenamenti o dell’inizio della gara.Nel atleta la falsa anemia è la chiave per arrivare al condizionamento aerobico perche l’aumento del volume plasmatico permette di adattare il cuore dell’atleta ed incrementare i battiti. Questo è più che sufficiente per compensare la riduzione della concentrazione di emoglobina per unità di sangue; il corpo quindi somministra più ossigeno ai muscoli per uno migliore svolgimento della attività fisica.

Esiste un altro effetto nell’atleta, chiamato “Emolisi per impatto del piede”: si tratta della rottura delle cellule rosse a causa del impatto del piede con il pavimento; succede nella danza aerobica, nel lavoro con pesi, e molte volte anche nel nuoto. Alcuni specialisti la chiamano l’emolisi da sforzo.Questo fattore pure contribuisce alla diminuzione della concentrazione di cellule rosse che portano l’emoglobina, e quindi diminuisce la concentrazione di emoglobina nel atleta.
Se durante i controlli gli atleti trovano livelli bassi di emoglobina, inferiore a 1.5 g/dL oppure che si sia accertata l’origine alimentare (e/o la carenza di ferro), si deve prendere in considerazione la correzione dell’anemia. Nel caso invece di falsa anemia non è indicato nessun trattamento, nè nutrizionale nè vitaminico.
Nei casi di anemia per carenza di ferro generalmente si prescrive solfato ferroso (65 mg di ferro elementare per pillola); non di più perchè può provocare irritazione gastrointestinale.Le pillole vanno associate preferibilmente con vitamina C o succo di frutta citrico (arancio, limone, lime, kiwi) per aiutare l’assorbimento del ferro.Ovviamente è vivamente consigliata una dieta ricca di ferro.

Alimentazione dell'Iperteso


L’ipertensione arteriosa è la malattia più diffusa a livello mondiale, soprattutto nei paesi più industrializzati, e rappresenta il principale fattore di rischio di una malattia cardiovascolare. In Italia circa il 15 – 20% della popolazione soffre di questa malattia.


Ma, che cos’è l’ipertensione arteriosa?
L’ipertensione arteriosa è l’aumento patologico e costante della pressione del sangue nelle arterie.Nel nostro sistema circolatorio la pressione sanguigna dipende dal flusso di sangue che il cuore riesce a pompare e dalla resistenza che gli viene opposta dalle arterie.La pressione varierà perciò a seconda che il cuore sia in fase di contrazione – sistole - o in fase di dilatazione – diastole –, fase in cui il flusso sanguigno è mantenuto dall’elasticità delle arterie.Nella definizione della patologia è più importante la pressione minima (sistolica), perchè anche lievi aumenti possono avere conseguenze rilevanti, specialmente se abbinati ad altri fattori di rischio come il peso, l’ età, il sesso, la menopausa, l’indice vita/ fianchi, una predisposizione genetica, il diabete, l’attività fisica, ecc.Un individuo è riconosciuto iperteso quando presenta valori di pressione arteriosa fra valori minimi e massimi compresi tra 96 – 110 mmHg e 160 – 180 mmHg.


I sintomi più comuni della ipertensione sono: pesantezza del capo, malessere generale, vertigini, stordimento, crampi, disturbi cardiovascolari (emorragie, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, ecc) , ma l’ 80% degli ipertesi non presentano sintomi, situazione che aumenta il rischio di morte. Per questo molte volte l’ipertensione viene riconosciuta come “nemico silenzioso” ed è importante sottoporsi a frequenti misurazioni della pressione, specialmente per le persone a rischio, con precedenti familiari di ipertensione o per coloro che sospettano di soffrire di questo problema.L’ipertensione provoca danni alle arterie, al cuore, ai reni, alla retina e al cervello, per questo è importante prevenire e curare questa alterazione.


Nel trattamento dell’ipertensione sono fondamentali tre aspetti: la dieta, l’attività fisica e la terapia. È importante sottolineare che la terapia medica da sola non può diminuire i livelli di pressione arteriosa se non viene accompagnata ad una dieta iposodica (controllata in sodio / sale) e da una corretta attività fisica. Solo i pazienti che adottano un cambio di vita hanno successo nel controllo della pressione.


Raccomandazione per chi soffre d’Ipertensione:


La prima cosa che si raccomanda per diminuire la pressione arteriosa è la riduzione dell’ apporto di sodio nell’alimentazione di ogni giorno.La principale fonte di sodio è il cloruro di sodio, ovvero il sale di cucina, che utilizziamo tutti i giorni per dare sapore ai nostri cibi.Ma molti altri alimenti, in un modo o nell’altro, apportano del sodio.Perchè si limita l’apporto di sodio? Perchè il sodio aumenta il volume del sangue circolante, con conseguente aumento della pressione arteriosa e alterazione dell’equilibrio idrosalino.La raccomandazione di sodio per un soggetto normale non iperteso è di 5 – 6 grammi di sale al giorno, mentre per l’iperteso va da 1 a 3 grammi, secondo i livelli di pressione arteriosa.
Il secondo passo è ridurre il peso, se il soggetto presenta obesità o sovrappeso, perchè per ogni chilo di sovrappeso che la persona ipertesa presenta, i livelli di pressione arteriosa aumentano del 8%.
Il terzo aspetto da considerare è l’attività fisica. Si è dimostrato che per gli ipertesi il miglior esercizio è la camminata in superficie piana per 1 ora al giorno, divisibile anche in due sezioni da 30 minuti. La frequenza deve essere di 3 volte alla settimana.
E al quarto posto si trova la terapia farmacologia, quando il caso è grave e nel caso in cui la dieta e l’attività fisica non siano sufficienti per mantenere stabili i livelli di pressione.

Altri fattori di rischio modificabili che devono essere controllati a fine di migliorare i livelli di pressione arteriosa sono:


1.- Lo stress: se vivi una vita veloce, con molte responsabilità e poco tempo da dedicare al benessere e al relax, devi riflettere e cominciare a gestire meglio lo stress, cercando più tempo da dedicare a te stesso, perchè lo stress aumenta i livelli di pressione arteriosa. Bisogna acquisire un buon autocontrollo in alcune situazioni, per non soffrire inutilmente di stress. Esistono inoltre alcune tecniche di rilassamento molto efficaci come il yoga, corsi di rilassamento, ecc.Riguardo all’alimentazione, una carenza di magnesio può provocare un aumento dei livelli di stress.


Come deve comportarsi una persona a cui sia stata diagnosticata una Ipertensione Arteriosa?


*Ridurre il peso corporeo se ci si trova in sovrapeso o obesità.
*Abolire il fumo.
*Aumentare l’attività fisica.
*Ridurre l’apporto di sale ed alcol.
*Mantenere attraverso la dieta un adeguato apporto di potassio, calcio e magnesio.
*Ridurre lo stress.
*Raccomandazioni Dietetiche per l’iperteso:
*Aumentare il consumo di frutta e vegetali.
*Consumare carne rossa (vitello) non più di tre (3) volte a settimana.
*Non aggiungere sale alle pietanze, si può dare sapore al cibo con altri condimenti (prezzemolo, origano, aglio, pepe, ecc)
*Consumare alcool con moderazione: non più di 2 bicchieri di vino al giorno per l’uomo e 1 per la donna.
*Aumentare il consumo di pesce in quanto ricco di Omega – 3 ,specialmente il salmone ed il tonno.
*Auntocontrollarsi con il consumo di dolci e bevande zuccherate.
*Sostituire i formaggi salati con quelli non salati.
*Eliminare il consumo di alimenti conservati in sale, lattine , insaccati, scatolame e affumicati.
*Preferire il pane e la pasta ridotti in sale


Il calcolo del sodio si può fare secondo la seguente formula:


1 g di NaCl (cloruro di sodio) = 400 mg di Na+ (sodio)
1 mEq di Na corrisponde a 23 mg di Na+
Nelle diete con restrizione moderata di sodio (sale) si apportano 2.000 mg di Na+ = 85 mEq di Na+
Nelle diete con restrizione severa di sodio si apportano 1.000 mg di Na+ = 42 mEq di Na+
Nelle diete con restrizione molto severa si apportano 500 mg di Na = 21 mEq di Na+


Alimenti Conservati e Trasformati Ricchi di Sale:


Questi alimenti devono essere eliminati o almeno molto diminuiti nell’alimentazione della persona che soffre d’ipertensione.
Olive da tavola conservate
Verdure sott’aceto
Prosciutto crudo (dolce)
Prosciutto cotto
Salame Milano
Mozzarella di mucca
Provolone
Formaggino
Parmigiano grattugiato
Tonno sott’olio
Patatine al sacchetto
Raccomandazioni Utili per realizzare una dieta con circa 2 gr di Na+ (sodio)
non utilizzare sale a tavola
ridurre all’indispensabile il sale per la preparazione e per la cottura dei cibi
evitare i cibi “trattati” con sale, essiccati o in salamoia
evitare i formaggi grassi e salati, preferire lo yogurt scremato, la mozzarella, ricotta e giuncata
sostituire il pane comune con pane senza sale, stessa cosa per i sostituti del pane (grissini, crostini, fette, crakers ecc.)
evitare acque minerali ricche di sodio e bicarbonato di sodio
Evitare i dadi per brodo
Usare spezie per dare sapore al cibo ed evitare l’uso del sale.


Bibliografia:
1.Prevenzione e Terapia Dietetica, Una guida per medici e dietisti. Eugenio del Toma. Editore Il Pensiero. Roma 2005.2.Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana. INRAN 2003.3.Prevenire a Tavola Colesterolo e Ipertensione. Rosanna Lambertucci. Edizioni Primavera. Firenze. 1993

martes, 10 de febrero de 2009

Il Diabete Gestazionale


Il diabete gestazionale è il diabete che si presenta durante la gravidanza, da qui il suo nome. La donna che soffre di diabete gestazionale solitamente non era diabetica prima della gravidanza, ma comincia a presentare iperglicemie (aumento della glicemia nel sangue) durante la gravidanza.La maggiorparte delle donne dopo il parto torna alla normalità, ma c’è un 50% delle donne che 5–10 anni dopo il parto presenta i sintomi di un diabete mellitus, e per questo è importante conoscere bene questa malattia e mantenersi sotto controllo anche durante il post parto.
Generalmente il problema si presenta dalla settimana 24 di gestazione fino alla 34. La diagnosi della malattia è elaborata facilmente, grazie ai continui controlli e screening ai quali si sottopone la paziente gestante.
Ma come mai il diabete gestazionale colpisce solo alcune donne?
Alcuni fattori che predispongono al diabete gestazionale sono:
Obesità
Sovrappeso
Precedenti diagnosi di diabete gestazionale in gravidanze precedenti
Precedente parto di bambino con peso superiore a 4,5 Kg
Parto precedente con bambino deceduto alla nascita
Età avanzata della madre in gravidanza.
Qual’è il meccanismo della malattia?Durante la gestazione, la placenta produce ormoni che sono presenti nell’organismo della donna solo in questo periodo della sua vita. Questi ormoni hanno un effetto contrario all’insulina, quindi nella donna in gravidanza c’e la tendenza ad avere leggere iperglicemie (aumento della glicemia nel sangue). Per contrastare questo effetto, il pancreas aumenta la produzione d’insulina durante la gravidanza, ma se il pancreas della donna non riesce ad affrontare efficacemente questa situazione e non produce quantità significative di insulina sufficienti ad evitare l’iperglicemia, si presenta il problema del diabete gestazionale.

È importante realizzare la diagnosi precoce del problema, per questo è sempre necessario fare analisi del sangue e controllare il comportamento della glicemia. Se si trova la glicemia sopra i valori considerati normali, si dovrà realizzare la prova della “minicurva di carico”, un test nel quale si prende un campione di sangue a digiuno e uno 1 ora dopo aver assunto 50 grammi di glucosio puro, con l’obiettivo di conoscere il comportamento dell’insulina e della glicemia dopo l’ingestione di alimenti. Se si trovano valori alterati e il medico riconosce la diagnosi di Diabete Gestazionale, è importante allora cominciare le cure necessarie.
La Cura:La principale cura al diabete gestazionale è l’alimentazione, perchè durante la gravidanza non bisogna perdere peso, nè si possono somministrare medicinali senza controllo. Solo nei casi di diabete grave si ricorre alla terapia medica (insulina, ipoglicemianti, ecc).
Come deve essere la dieta della donna con Diabete Gestazionale?
1.Deve essere adeguata nelle calorie, in accordo con la valutazione della composizione corporea e secondo la settimana di gestazione, e sarà redatta dal dietista / Nutrizionista.2.Deve essere leggermente iperproteica.3.Deve essere controllata in grassi saturi e colesterolo4.Deve essere assolutamente libera da zuccheri, dolci, bevande zuccherate e tutto quello che contenga zucchero.5.Deve essere una alimentazione ricca di frutta e verdura fresca6.Deve essere una dieta ristretta in alimenti industrializzati, bisogna preferire sempre le cotture casalinghe ed eliminare l’eccesso di prodotti chimici (coloranti, conservanti, additivi ecc)7.Bisogna fare attenzione a tutti i cibi zuccherati e controllare se tra gli ingredienti dei cibi consumati ci sia lo zucchero8.Bere almeno 1 litro di acqua al giorno9.Bisogna controllare il consumo degli alimenti con alto indice glicemico10.Deve essere ricca di fibra alimentare.11.E’ totalmente proibito il consumo di alcool.La dieta deve essere divisa in tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) e due merende o spuntini (una a metà mattina e un altro a metà pomeriggio), in modo da evitare oscillazioni dei livelli d’insulina.
E’ importante che la donna in gravidanza cammini dai 30 ai 60 minuti, almeno 3 volte alla settimana per non aumentare di peso e per controllare i livelli di glicemia.
Nel post parto
Durante il periodo di post parto e di allattamento la donna che ha sofferto di diabete gestazionale deve necessariamente fare controlli più frequenti, fino a che tutto torni alla normalità.Alcune donne migliorano, e il diabete sparisce, altre invece passano da un diabete gestazionale ad un diabete mellitus.La donna che ha sofferto di diabete gestazionale deve comunque continuare a seguire una dieta sana nei mesi successivi al parto, per la sua salute e per quella del bimbo.Nel caso di donne che hanno un’altra gravidanza dopo una precendente gestazione con diabete gestazionale, bisogna fare attenzione alla prevenzione.

lunes, 9 de febrero de 2009





FiberPasta è una pasta dietetica che contiene più del doppio delle fibre dalla pasta integrale (15g di fibre naturali x 100g di prodotto), ma ha lo stesso buon sapore di una normale pasta.
E' un prodotto naturale ottenuto da grano al 98% con la sola aggiunta del 2% di inulina (fibra vegetale solubile benefica per la flora intestinale). FiberPasta non contiene la lignina della crusca (eliminata tramite un processo sempre solo fisico) che conferisce colore scuro e sapore poco gradevole agli alimenti ed inoltre ostacola l'assorbimento dei minerali nell'organismo.
FiberPasta è particolarmente consigliata per chi segue una dieta dimagrante: mangiando un’abbondante porzione di tale pasta e accompagnando il pasto da un paio di bicchieri d'acqua, conferisce all’organismo un altissimo senso di sazietà senza provocare gonfiore al ventre e con un apporto calorico inferiore alla pasta tradizionale. Dunque, mantiene in forma ed apporta al consumatore la giusta energia fino alla sera permettendo di seguire una dieta senza sacrificio, essendo FiberPasta buona come la pasta normale.
La quantità di fibre contenute in FiberPasta include anche l’amido resistente (4,5%), cioè una parte dell'amido che, tramite un procedimento solo fisico, viene reso resistente e rallenta l'assorbimento dei carboidrati, quindi ritarda e riduce il picco glicemico.
Grazie alle sue proprietà dietetiche e funzionali, FiberPasta è dunque utile a persone con problematiche legate alla nutrizione quali sovrappeso, diabete, colesterolo, stipsi .
FiberPasta è particolarmente adatta anche alle diete di atleti e sportivi in generale, grazie al rilascio lento dei carboidrati che conferisce all'organismo l' energia per un tempo prolungato.
FiberPasta nel 2001 è stata riconosciuta dal Ministero della Salute con Decreto Ministeriale (n.600.12/8114 del 10/12/2001), come alimento “destinato ad individui affetti da turbe del metabolismo glucidico (diabete)”

viernes, 6 de febrero de 2009

NUTRI NEWS

Nuova Scoperta dal ginocchio dai CrostaceiVari studi clinici in Europa hanno recentemente dimostrato che il ginocchio dei crostacei aiuta al trattamento dell’artrosi grazie al suo alto contenuto di una sostanza conosciuta come “glucosamina”, la quale è efficace per alleviare il dolore, ed aumentare la possibilità di movimento degli articolazione. I crostacei sono ricchi in questa sostanza perche a loro li permette crescere cartilagine da che sono composti. Il American College of Rheumatology ha confermato che un trattamento con glucosamina durante 6 mesi aiuta a diminuire i sintomi e molestie dell’artrosi, e che se si usa insieme con la “condroitina” è ancora più efficace. I risultati si possono vedere tra le 6 e le 12 settimane. Per chi vuole più informazione può chiamare al numero verde: 800 – 912 805

Importanza della Figura del Dietista – Nutrizionista nelle case di cura e Ospedali in Italia



La nutrizione è una delle aree mediche più giovane, ed ha la particolarità di essere una scienza ausiliare di ogni altra specialità medica. Il nutrizionista / dietista ha la responsabilità di valutare lo status nutrizionale del paziente e deve essere il collaboratore del medico di famiglia, l’internista, il cardiologo, l’endocrinologo, il ginecologo, ecc. per aiutare ad migliorare le malattie che sono vincolate con la alimentazione.

Il nutrizionista non è uno specialista che solo fa diete a persone obesi o con problemi di soprapeso, è uno specialista che ha la responsabilità di prevenire malattie al guidare ed educare alle persone sulla adeguata e corretta maniera di alimentarsi e di guidare ed aiutare a migliorare le condizione di salute di chi è ammalato.

In Italia, manca ancora la cultura del benessere e della sana alimentazione. La nutrizione non se li da il vero valore che ha, ne fra la popolazione generale ne fra il team medico. Difficilmente vedremo al medico generale o specialista raccomandare la consulenza con il nutrizionista a i suoi pazienti perche basano tutto su la terapia farmacologia senza considerare che nel 70% delle malattie l’intervento dell’alimentazione è chiave per il miglioramento del paziente perche la terapia sola per se non lo fa tutto. Per esempio, una persona che soffre da dislipidemia (aumento di colesterolo e trigliceridi nel sangue), anche se prende tutti i giorni i farmaci raccomandati dal medico, se la persona mangia quello che vuole, e non fa sport, non vedranno miglioramento significativo.

Come altro esempio possiamo menzionare il caso di una persona che il medico lo trova iperteso, le fa la diagnosi di ipertensione. Il medico Internista o Cardiologo li prescrive farmaci anti – ipertensivi sicuramente ma non lo invia al nutrizionista per la consulenza, come conseguenza la persona non sa che deve mangiare, e ha un consumo di sale (sodio) di quello che dovrebbe dopo un mese il medico vede che non ci sono miglioramenti significativi dei livelli di pressione arteriosa quindi si pensa che la persona non prende le medicini come prescrite ma la realtà è che se la persona non controlla il sodio nella alimentazione e inizia la attività fisica, sarà difficile portare a livelli normali la pressione arteriosa. Più grave se la persona oltre alla ipertensione soffre di diabete , obesità o soprappeso perche aumentano i fattori di rischio.

Nelle case di cura in Italia, raramente vedremo che il nutrizionista visita ogni paziente per adeguare i pasti secondo la malattia e fabbisogno di ogni uno. Si evidenziano pasti uguale per tutti, poco controllati nutrizionalmente. Questo mostra la poca importanza che se li da alla Nutrizione come scienza medica.

A livello mondiale si è stabilito l’importanza di avere un team medico più vario, finiti i tempi dove la figura del medico di famiglia faceva di tutto, oggi giorno ogni specialista si approfondì di più e cosi vediamo per esempio medici oftalmologo con sub specialità in Cornea, o un gastroenterologo sub specialisti in fegato, perche il corpo umano è tal mente complesso che la scienza ogni giorno scopre più e abbiamo più sub specialisti.
Attendere e valutare un paziente con un team medico multidisciplinario risulta in un miglior risultato per il miglioramento del paziente e si evidenziano meno errori tanto nella diagnosi come nella terapia.

L’Italia deve ancora dare un passo in avanti su questo modo di lavoro. Il nutrizionista deve essere incluso nel team medico, nelle riviste mediche, nelle discussione di un caso clinico, specialmente quando si devono prendere importanti decisioni sulla terapia farmaco – nutrienti del paziente, o nelle terapie di nutrizione enterale ed parenterale, o nelle terapie nutrizionali domiciliari.

Malattie più frequenti che devono essere seguite per un Nutrizionista – Dietista.

Diabete Mellitus.
Diabete Gestazionale.
Ipertensione Arteriosa.
Cardiopatia
Dislipidemia
Obesità
Soprappeso
Sindrome Metabolica
Cancro
AIDS
Anoressia
Bulimia
Malnutrizione.
Gastrite
Morbo di Chron
Polipo Intestinali
Intolleranze Alimentare
Stitichezza
Diarrea
Sindrome di colon irritabile
Ulcera gastrica
Malattie dal fegato: cirrosi epatica.
Osteoporosi, artrosi
Orticaria
Gotta
Problemi di metabolismo.
Insufficienza renale
Insufficienza respiratoria.

Come collabora il Nutrizionista con l’altri specialisti?.

Con l’internista: il medico internista ha la responsabilità di realizzare una valutazione completa e generale del paziente, determinare certe possibili malattie che può medicare ed iniziare la terapia, può inviare al paziente a realizzare altri prelievi per screening, e può riferire il paziente ad altri specialisti secondo le patologie se il caso è severo o richiede uno specialista. Quando ci troviamo pazienti con problemi di ipertensione, il medico internista deve mediare ed inviare consulenza al nutrizionista per valutare lo stato nutrizionale, conoscere gli abitudini alimentari del paziente che possano stare possibilmente causando o peggiorando il problema d’ipertensione ed creare la dieta o piano di menù adatto alle condizioni del paziente. Lo stesso succederà quando il medico troverà pazienti con dislipidemia (aumento di colesterolo e trigliceridi nel sangue), pazienti obesi o con soprappeso, paziente con cardiopatia, il diabetico, ecc
Il Nutrizionista deve lavorare come parte del team medico per migliorare le condizioni del paziente e migliorare la qualità di vita a traverso l’alimentazione.


Con il Gastroenterologo: delle malattie più relazionate con la alimentazione sono quelli del tratto gastrointestinali, non c’e malattia gastrica o intestinale che non abbia il bisogno di essere valutato per il nutrizionista. Le malattie più comune che devono essere trattati per il medico gastroenterolo e il nutrizionista sono: gastrite, ulcere gastriche, reflusso gastroesofageo, la malattia infiammatoria intestinale, l’epatite, il sindrome di intestino irritabile, le emorroide, cirrosi epatica, la pancreatici, il morbo celiaco,

Con l’oncologo: il paziente con cancro muore malnutrito perche il cancro aumenta in tal grado il fabbisogno delle proteine e vitamine che la persona per ingesta non arriva a coprire, considerando pure il fatto che chi si trova sotto terapia di radioterapia e/o chemioterapia ha diminuito l’appetito, quindi peggiora lo status nutrizionale peggiorando le speranze di vita del paziente.

Con il pediatra: il secondo periodo dove la alimentazione è più importante per la crescita è sviluppo è dalla nascita fino alla adolescenza, la nutrizione e i bambini sono vincolate per la sua importanza. L’alimentazione e la base di una crescita adeguata e di uno sviluppo a tempo e dentro i parametri che si considerano normali.

Con il ginecologo: la donna in gestazione deve essere seguita da un nutrizionista dal inizio fino alla fine della gestazione per garantire il adeguato aumento di peso della mamma e del bambino. Caso speciali le donne con diabete gestazionale, pre eclampsia, eclampsia, ed altre fattori di rischio.

Con il dermatologo: i casi di orticaria e intolleranze alimentari devono essere trattati non solo con farmaci ma pure con la dieta di rotazione e eliminazione. Altre malattie della cute che devono essere trattati nutrizionalmente sono: la psoriasi,ed il melanoma.

Con il reumatologo: deve lavorare insieme al nutrizionista nei pazienti con le artriti, con la fibromialgia, l’osteoporosi, la gotta, l’osteomielite, la distrofia muscolare, e le neoplasie ossee.

Con il Neurologo: il neurologo deve lavorare integralmente con il nutrizionista nel caso di deterioramento della memoria, l’epilessia, la meningite, il Parkinson, la sclerosi multipla, la sindrome di Guillain – Barrè, la malattia di Creutzfedt – jacob, la miastenia grave, e le neoplasie cerebrali.

Con il Neumonologo: nelle neoplasie di polmone, la tubercolosi, la neumonia, la fibrosi cistica,le ostruzioni delle vie aeree.

Con il cardiologo: il nutrizionista ha molto vincolo, devono trattare insieme i problemi di patologie di aterosclerosi, dislipidemia, insufficienza cardiaca congestiva, l’ipertensione arteriosa, i disturbi venosi, l’edema, e la cardiomiopatia.

Quindi come ancora si può pensare che il nutrizionista o dietista è solo una persona che fa dimagrire la gente se ha una funzione cosi importante dentro della medicina e la guarigione dei pazienti?.

Dobbiamo riflettere su questo, tanto medici generali come specialisti, e la popolazione in generale che deve prendersi cura di se stessi.

Frutas Secas No Menu

Sao saudáveis e ajudam a driblar a fome a qualquer hora. Só nao dá para abusar na quantidade: ao perder água, a fruta concentra carboidrato. " Uma unidade da desidratada contém as mesmas calorias de uma unidade da fruta fresca. Como fica menor, porém, a seca "engana" mas nao é um petisco que se possa comer á vontade".

A boa medida de um lanche, por exemplo, gira em torno de 80 a 100 calorias, o equivalente a un pacontinho de fruitCo. o mais calórico (94 cal) e o de pera o mais magro tem 96 calorias.

A porcao certa também vem pronta nos minipacotes de banana, maca e abacaxi secos (cerca de 70 cal) da Presea. Já nos 150 g da BioSnack, o mix de frutas secas organicas tem manga, banana, abacaxi, mamao, e maca, para nao exagerar no lanche, separe porcoes de 20 g = 80 cal.

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